Viabilità e popolamento dall'età romana al tardoantico al confine tra VI, VII e VIII Regio: il caso della via Ariminesis
Da circa un ventennio la cattedra di Archeologia medievale dell'Università indaga i processi di trasformazione del paesaggio nel centro-nord Italia, tra età classica ed alto Medioevo con particolare riguardo alla viabilità e al popolamento.
Vi è un'area di estremo interesse topografico che ricade odiernamente tra le province di Rimini, Arezzo, Pesaro-Urbino comprendendo la Repubblica di San Marino mentre, in età augustea, si estendeva tra la Regio VI (Umbria) e la VIII (Aemilia) e confinava con la regio VII (Etruria).
La valenza storica di questo territorio è dovuta, già dalla protostoria, ad un fattore geografico: il fiume Tevere (con foce nel mare Tirreno) ed il fiume Ariminus (poi Marecchia; con foce a Rimini, nel mare Adriatico) hanno sorgenti in comune sull'Alpe della Luna, nell'Appennino tosco-romagnolo. I bacini fluviali, uniti, costituirono un asse comunicativo naturale che comportò permeazione tra culture di area adriatica e tirrenica.
Marker del valore topografico del percorso è il polo villanoviano di Verucchio (RN), sorto a controllo del transito da, e verso l'Etruria, e di uno scalo marittimo situato, quest'ultimo, dove fu dedotta la colonia di Ariminum.
Gli spostamenti costieri in direzione "Roma" di flussi provenienti dal nord-est della penisola italiana (o dal nord-est europeo) trovavano, presso la foce del Marecchia, il termine della pianura Padana che era poi definitivamente sbarrata dal promontorio del San Bartolo. Anteriormente alle realizzazione della consolare Flaminia (Roma - Ariminum; 220 a.C.) la vallata del Marecchia offriva, ai traffici costieri, un'opportunità per spostarsi sul versante tirrenico valicando il passo di Viamaggio (983 m s.l.m.; il toponimo deriverebbe da Via Major e precederebbe la fondazione della Via Flaminia). Superato l'Appennino il percorso s'indirizzava alla confluenza tra Valdarno, Valdichiana e Casentino, lungo il corso del Tiber dove era situata la città etrusca di Aritim (il futuro municipium di Arretium).
In età repubblicana la "Via Major" (?) marecchiese fu declassata dalla scelta del console Flaminio che, per collegare la capitale alla colonia di Ariminum (dedotta nel 268 a. C. come avamposto, verso nord, della Repubblica) scelse di valicare l'Appennino presso Scheggia (632 m s.l.m.), percorso attivo in età protostorica e collocato a maggiore distanza dal confine settentrionale con la Gallia Cisalpina. Di fatto la via marecchiese continuò ad esistere come collegamento strategico tra i municipia di Arretium e Ariminum che ne rappresentavano i due capita.
Lungo l'asse vallivo marecchiese, oltre a scavi stratigrafici, sono state attuate dallo scrivente insegnamento campagne di survey territoriale, accompagnate da indagini topografiche, toponomastiche, bibliografiche e geomorfologiche.
I risultati presentano l'evoluzione diacronica del popolamento e della viabilità lungo questo importante nodo di transito a cavallo tra costa adriatica e tirrenica, dalla protostoria all'alto Medioevo.
Sacco_Atti congresso_IV Congresso Nazionale Geologia e Turismo 2010