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Municipium romano di Pitinum Pisaurense

Lo scavo di Pitinum, il progetto

L'area archeologica del municipium di Pitinum Pisaurense (Macerata Feltria, Pesaro-Urbino, 321 m s.l.m.) sorge in posizione collinare nella regione storica del Montefeltro lungo un diverticulum intervallivo della via Flaminia che dal municipium di Forum Sempronii, transitando per Urvinum Mataurense collegava Pitinum alla valle del fiume Ariminus e al municipium di Ariminum, sulla costa adriatica.

Almeno a partire dall'età carolingia (IX secolo d.C.), nell'area dell'antico municipium è attestata la pieve di San Cassiano in Pitino, tutt'oggi esistente.

Il progetto di ricerca prevede lo scavo della città romana, ma anche lo studio dell'importante momento di trapasso dell'abitato tra età romana e Tardoantico.     

Per questo motivo gli scavi condotti dall'Università di Urbino vedono attivo uno staff interdisciplinare di archeologi di àmbito classico e medievistico sotto la direzione di Oscar Mei (classicista) e la vicedirezione di Daniele Sacco e Siegfried Vona (medievisti).

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Informazioni storiche

 

Tra il torrente Cacciarvello e il torrente Apsa intorno al III secolo a.C, in terreno pianeggiante, fu edificato il municipium romano di Pitinum Pisaurense.

La ricerca archeologica tuttora in corso presso il comune di Macerata Feltria sta ancora sciogliendo alcuni nodi interpretativi. Certa è la zona dell’abitato romano, collocato intorno alla Pieve medievale di San Cassiano “in Pitino”, dove sono avvenuti i ritrovamenti più interessanti; la necropoli romana è stata identificata nella piana di Piandolce, sulla sponda destra del torrente Apsa di fronte a Pitino (sud-ovest).

Le testimonianze epigrafiche attestano che la città era iscritta alla tribù Oufentina ed era retta dai quattuorviri iure dicundo, cioè da due magistrati che amministravano la giustizia e da due che invece erano addetti ai lavori pubblici.

A Pitino erano venerati Saturno, Fortuna, Minerva, Matronae-Iunones, dei publici.

La fine della città è da collocare durante le guerre greco-gotiche (535-553 d.C.). I dati archeologici di cui disponiamo sembrano suggerire comunque una sporadica frequentazione dell’area fino al VII secolo d.C.

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Storia degli scavi

Gli scavi negli anni '70

L'area di Pitinum è stata indagata, a diverso titolo, sin dagli anni '70 del secolo scorso.

Lo scavo negli anni 1970 e 1973 ha portato alla scoperta di un edificio con caratteristiche termali, nella zona più meridionale della città romana. Esso costituiva il limite sud dell’impianto urbano ed era sfiorato dalle piene del torrente Apsa. Per tale ragione l’edificio risulta protetto a valle da un alto muro, rinforzato in una seconda fase con contrafforti. Lo scavo ha messo in luce vari ambienti con quattro canalette che si incrociano nel punto più meridionale dell’edificio e un’area scoperta ad ovest di essi. Tra questi ambienti si riconosce un vano principale che ha subìto in seconda fase una parziale ristrutturazione con l’innalzamento della pavimentazione che è stata dotata di suspensurae per il passaggio dell’aria calda. L’ambiente riscaldato e il ritrovamento di molti tubuli fa supporre la pertinenza delle strutture ad un edificio termale.

Qui i visitatori possono fermarsi sotto un apposito gazebo di sosta e proseguire eventualmente per la visita alla zona alta della città intorno alla pieve, oppure attraversare la passerella sopra il torrente Apsa che collegherà entro breve tempo la zona archeologica con il percorso ecologico-ambientale, che inizia appunto sull’altra sponda del torrente, vicino ad un lago artificiale.

Gli scavi negli anni '90

Lo scavo degli anni '90 ha riguardato la parte sommitale del municipium. La parte più alta della collina di San Cassiano posta tra il torrente Cacciarvello e il torrente Apsa, in età romana era sostenuta da un largo muro. Di esso ci rimane una sicura testimonianza nell’abside della Pieve di San Cassiano; i muri laterali medievali dell’abside inglobano proprio questo muro romano nelle fondazioni.

Lo scavo è visibile dietro l’altare. Qui è possibile riconoscere anche l’antica pavimentazione della pieve che si trova alla profondità di -80 cm dal pavimento moderno. La quota antica della pieve è riconoscibile anche nell’ultimo pilastro della navata destra: essa è determinabile dal livello del plinto in pietra arenaria del pilastro e dalla sottofondazione in ciottoli di fiume.

All’esterno nord della pieve, le campagne di scavo 1990-1997 hanno portato alla luce un’ampia zona cimiteriale medievale (XII-XIII), che obliterava una larga strada romana basolata con andamento est-ovest che alcuni hanno identificato con il decumano di Pitinum Pisaurense, forse il decumanus maximus. Ipotesi non del tutto appoggiabile.

Della necropoli medievale restano alcune tombe visibili nel testimone addossato al muro nord della pieve, mentre altre sei tombe sono state ricostruite fedelmente nel Museo Civico di Macerata Feltria. La strada romana è anch’essa visitabile.

Sulla facciata della pieve si notano alcuni frammenti di rilievi scultorei altomedievali con motivi a treccia e girali. Altri frammenti decorati, fra i quali uno asportato di recente nel restauro di un angolo della torre medievale inglobata nella canonica, sono esposti nella controfacciata della navata destra della pieve. Inoltre, il restauro del tetto della canonica ha permesso di rintracciare lunghi tratti di una stretta scala (circa 67 cm) che correva all’interno del largo muro (circa 200 cm) di una antica torre quadrangolare.

Gli scavi contemporanei

Le recentissime campagne di scavo (anni 2013-2015) operate nell'area sommitale del complesso, hanno riportato alla luce strati pertinenti al periodo di -trapasso- del municipium (IV-VI secolo d.C.) in cui si assiste alla trasformazione dell'edilizia residenziale e degli spazi pubblici (con successivi abbandoni).

            Dai dati preliminari relativi alle aree ad oggi indagate si rileva che in periodo tardoantico vi fu obliterazione degli antichi edifici e delle aree pubbliche attraverso la realizzazione di capanne in tecnica mista che hanno presentato, internamente, focolari accesi su battuti pavimentali e fosse silos per la conservazione delle derrate alimentari. Immediatamente all'esterno delle nuove -forme abitative- sono stati rinvenuti immondezzai, ma anche sepolture con corredo.

            Questi strati risultano poi ricoperti da crolli pertinenti ad eventi traumatici. Nel contempo il sistema fognario romano collassa, l'ampia strada (già identificata come decomanus) non viene più manutenuta e sugli spazi (pubblici?) a latere si depositano dark layers.