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Diacronia Casteldelci

Casteldelci, diacronia del popolamento

La valle del torrente Senatello risulta frequentata dall’epoca preistostorica e, via via, per tutta la protostoria. Durante l’epoca romana, a sèguito della colonizzazione, non sorse alcun municipium nella vallata, ma un piccolo vicus che prese forma nei pressi dell’area in cui successivamente venne edificata, nel medioevo, la pieve di San Martino In Veclo. Non sono stati, per ora, rinvenuti resti di ville romane nella valle. Affiorano invece numerose fattorie (con piccole necropoli prediali) e resti di strutture produttive come forge e fornaci.

Il popolamento sfruttò, in prevalenza, il fondovalle rispetto ai versanti collinari. Le testimonianze di periodo romano comunque rinvenute sui versanti ci propongono una scelta ragionata di collocazione di piccole unità insediative. Scelte ragionate che intercettano e sfruttano le aree più desiderabili del territorio, quei terreni posti vicino a sorgenti perenni d’acqua, con una gradevole esposizione dei versanti e poco distanti dalle modeste vie di comunicazione. Queste si affiancavano ai corsi d’acqua: il torrente Senatello ed i suoi affluenti (piccoli ruscelli e fossi) convergendo, tutte, verso l’odierno sito del Ponte Vecchio, dove si trovava un guado.

In periodo altomedievale il fondovalle senatellese, antropizzato in periodo romano soprattutto attraverso il vicus, fu quasi del tutto abbandonato in favore del versante collinare che si affaccia sulla sponda sinistra del torrente più abitabile rispetto al destro. I siti altomedievali presenti nel territorio casteldelcese sono stati tutti rinvenuti in aree dove erano già presenti fattorie in periodo romano. La popolazione della vallata, alla caduta dell’Impero, è lentamente risalita dal fondovalle potenziando alcuni luoghi già abitati. Si dovettero formare, nel corso dei secoli, modesti agglomerati comunitari. Nel fondovalle sorse, in età carolingia, la chiesa madre della nuova comunità evangelizzata, una pieve dedicata a San Martino.

Tra alto e basso Medioevo (X-XI secolo d.C.) l’accentramento divenne fenomeno fondante. Si giunse a nuove forme insediative: i castelli. In alcuni casi il castello si sovrappose, fisicamente, al villaggio/azienda (è il caso dei castelli di Senatello, Fragheto, Frassineto) potenziandolo.

Lo studio dei processi di trasformazione del territorio e della società casteldelcese ha presentato castelli di prima generazione (X-XI secolo), figli di comunità altomedievali prendere forma tra alto e basso Medioevo per poi evolversi, nel corso dei secoli; esistettero anche castelli o -siti- di prima generazione non evoluti ed abbandonati (Monte Castello di Fragheto). Il castello più importante, quello di Casteldelci, sorse a ridosso della pieve, dove già esisteva un villaggio e fu scelto dai vescovi di Montefeltro (o dagli stessi Arcivescovi di Ravenna) tra X e XII secolo come centro di potere, in difesa della pieve. Il secondo incastellamento, “il grande incastellamento feretrano” (XII-XIII secolo), legato a strutture in pietra, potenziò i castelli già presenti.

Vi fu poi una “terza generazione” di siti fortificati (fine XIII-XIV secolo) che corrispose perfettamente all’apogeo della signoria territoriale dei Faggiolani (il castello di Faggiola Nuova, il sito delle Ripe di Casteldelci e quelli del Montale e della Ripa del Lamento). Tutti i siti incastellati sono d’altura, posti a quote comprese tra i 600 m sl.m di Casteldelci ed i 1100 del castello di Faggiola Vecchia.

Con il termine del medioevo, che nella vallata del Senatello si può affiancare alla disgregazione dei Signori della Faggiola (tra XIV e XV secolo), il territorio di Casteldelci venne infeudato dai duchi di Urbino a importanti soggetti nobiliari. Dalle cronache dell’epoca abbiamo conferma che la vallata del Senatello fu territorio ricco. Una ricchezza espressa da pascoli e capi di bestiame, dall’abbondanza di acque sulle quali si affacciavano mulini, gualchiere, dalla ricchezza offerta dal bosco, con legna e selvaggina.